Mi scuso, prima di tutto, per la mia lunga assenza; impegni improrogabili mi hanno costretta ad una distanza forzata dal computer e dal blog. Durante questo periodo di "pausa" ho avuto diverse chiacchierate stimolanti con persone più o meno esperte nel settore dell'architettura che mi hanno aperto la mente a nuove riflessioni.
"Sai che ci sono dei veri e propri workshop durante i quali si realizzano case in paglia?". Da questa domanda la mia mente ha iniziato a vagare. Sapevo dell'esistenza di queste associazioni che si impegnano a sostenere chi è interessato a questa tecnica costruttiva e si dedicano alla trasmissione delle conoscenze pratiche e teoriche che riguardano l'utilizzo di questo materiale per erigere intere abitazioni. Avevo letto molto a riguardo durante i miei studi.
"Quindi il porcellino che ha fatto la casa di paglia ha preso la decisione migliore". La mia risposta voleva essere una battuta, ma se ci pensiamo bene quando eravamo piccoli sicuramente tutti abbiamo sentito parlare del povero porcellino che si è costruito la casa in paglia come uno sprovveduto che non aveva pensato alla possibilità di veder distrutta la propria abitazione con una semplice folata di vento.
Non so quanto sia vecchia questa storia. Wikipedia mi dice che la sua pubblicazione risale al 1843, perciò prendiamo questa data per buona. A distanza di centosettanta anni, chi poteva immaginare che il porcellino in questione avrebbe visto la sua "invenzione" prendere piede e la gente abitare in quella abitazione definita troppo fragile da chi ha scritto la storia?
E invece è proprio così. Dopo aver fatto notare al mondo della bio-architettura le fantastiche proprietà della paglia dal punto di vista dell'isolamento acustico e termico, dopo aver sottolineato la facilità di reperire materiale e il suo carattere interamente bio, dopo aver mostrato al mondo intero che il suo abbinamento con intonaci e malte ricavate esclusivamente da prodotti che ci regala Madre Natura, finalmente la bio-architettura della paglia sta iniziando a diffondersi anche in Italia. L'esempio lampante è la casa di paglia realizzata a Roma, in zona Quadraro, dall'associazione BAG - Beyond Architecture Group. Un gruppo di giovani architetti e ingegneri ha creduto in questo nuovo materiale e, durante una serie di workshop dedicati a diversi argomenti legati alla costruzione in paglia, ha dato vita a una vera e propria abitazione, la prima casa urbana in paglia presente in Italia.
Per il nostro Bel Paese, dove le norme antisismiche si ostinano a promuovere in modo spropositato l'uso del cemento armato (la cui composizione non è sempre così corretta da assicurarne la stabilità), la sostituzione del materiale lapideo con la paglia rappresenta una vera e propria novità. E pensare che in altri paesi europei, principalmente quelli più poveri, dove le costruzioni vengono realizzate con materiali "di fortuna", le abitazioni in paglia sono ormai una prassi consolidata.
Scheletro in legno, balle di paglia pressate, composto di argilla e acqua per compattare e intonaco naturale: sono questi gli ingredienti che compaiono nella ricetta per una semplicissima ma efficiente casa in paglia che, oltre a limitare i costi relativi all'acquisto del materiale, permette di abolire anche quelli legati alla manodopera. La tecnica costruttiva, infatti, è così semplice da rientrare nella prassi dell'autocostruzione; non è necessario l'intervento di personale specializzato, ma possono essere gli inquilini stessi a ideare, realizzare e completare il progetto della propria casa.
Temo che in Italia bisognerà aspettare ancora molto tempo perché questo tipo di architettura, che, con una sorta di ossimoro, si può definire innovativa guardando al passato, prenda piede. Speriamo che le numerose associazioni che stanno nascendo anche nel nostro Paese riescano a crescere, diffondendo sempre di più questa lingua così difficile da capire per chi potrebbe decidere di dare una svolta a un settore fermo da troppo tempo!